è un test soggettivo, si utilizza per cercare di identificare l’intensità e la frequenza dell’acufene; al paziente attraverso la cuffia dell’audiometro vengono presentati una serie di suoni e/o rumori; il suo compito è confrontare l’acufene con i nostri suoni fino a che non riesce ad individuare il più simile per frequenza ed intensità; si ripete la prova più volte fino a che il paziente non è sicuro della risposta.

esame che permette di rilevare la soglia uditiva nei bambini di età compresa tra i 4-6 mesi ed i 4-5 anni. In questa fascia di età non è possibile rilevare la capacità uditiva basandosi esclusivamente su risposte volontarie. Sono stati standardizzati dei test che permettono di rilevare correttamente la soglia uditiva del piccolo paziente sfruttando reazioni incondizionate oppure ottenute da idoneo condizionamento. Il primo passo è creare un ambiente dedicato a misura di bambino (giochi, cartoni animati ecc. ecc.); il bambino deve sentirsi a proprio agio e non sotto esame. Per una corretta esecuzione il bambino deve essere in grado di stare seduto sopra le ginocchia del genitore con il capo eretto ed essere in grado di seguire un oggetto, almeno con lo sguardo. Per questo motivo l’attendibilità dell’esame prima dei 3-6 mesi è abbastanza variabile. L’età di sviluppo raggiunta, non l’età anagrafica, è il riferimento corretto per la scelta del tipo di test da eseguire; a seguire troverete le metodiche idonee a seconda dello sviluppo raggiunto:

0-6 MESI: VALUTAZIONE AUDIOMETRICA COMPORTAMENTALE (B.O.A Behavioral Observation Audiometry)

In questo test, abbastanza approssimativo fino ai 4 mesi circa, il bambino è seduto sulle gambe di un genitore e si osservano le sue reazioni in presenza di uno stimolo acustico.

5/6 MESI-24/30 MESI: AUDIOMETRIA CON RINFORZO VISIVO (Visual Reinforcement Audiometry-V.R.A)

La VRA (Visual Reinforcement Audiometry) si basa sul fatto che il bambino dai 6 mesi di vita circa, sviluppa la capacità di girare il capo verso una sorgente sonora. Ma attenzione, spesso solo il suono non attira abbastanza l’attenzione del bambino per cui è necessario inserire un rinforzo caratterizzato da luci, cartoni animati o giocattoli. L’efficacia del rinforzo determina il successo della VRA. L’affidabilità dei risultati può essere condizionata dall’ambiente in cui viene svolto l’esame. La stanza, arredata a misura di bambino, deve ospitare, il bambino, i genitori, gli esaminatori, l’audiometro, i giochi, due schermi TV, gli altoparlanti. Il tutto deve essere posizionato in modo tale da poter studiare al meglio le reazioni del bambino allo stimolo “rinforzato” inviato, senza che il bambino sia avvantaggiato dalla visione preventiva del rinforzo stesso. Dai 6 mesi fino a 3-4 anni è preferibile testare il bambino con la presenza di due esaminatori, il primo distrae il bambino con giocattoli di vario genere che non devono competere, cioè “essere più interessanti”, del rinforzo visivo, il secondo dalla postazione audiometrica invia i vari stimoli. Il test permette di ottenere una soglia audiometrica binaurale in campo libero, cioè senza cuffie e con l’utilizzo di casse acustiche.

24/30 MESI-60 MESI: PLAY AUDIOMETRY oppure PEEP SHOW

Dai 3 anni in poi si possono iniziare a studiare le risposte volontarie condizionate. Anche qui viene utilizzato il condizionamento allo stimolo sonoro, in quanto il bambino difficilmente è predisposto a dare risposte volontarie e dirette allo stimolo sonoro senza essere in qualche modo interessato o gratificato. Rispetto allo schema illustrato nel paragrafo precedente della VRA, si inserisce un pulsante e si insegna al bambino che premendo il pulsante in risposta allo stimolo sonoro si accendono alcuni giochi elettrici, delle luci o un cartone animato; in alternativa, ad esempio con un bambino con ritardo di linguaggio e/o difficoltà di comprensione si può proporre un gioco di imitazione come ad esempio costruire una torre o buttare le palline in un cestino. Lo stimolo, può essere inviato in vari modi (in campo libero, in cuffia o per via ossea) cercando di valutare inizialmente e rapidamente la soglia per le frequenze più importanti. Potendo effettuare l’esame in vari modi, riusciamo ad ottenere una risposta più precisa ed affidabile, compatibilmente con l’attenzione e la collaborazione del bambino. In entrambe le prove è opportuno variare spesso il tipo di gioco utilizzato, così da mantenere viva l’attenzione del bambino che sarà motivato a dare risposte volontarie e dirette allo stimolo sonoro, e si sentirà maggiormente gratificato.

esame che permette di identificare la minima capacità uditiva per ogni orecchio. L’esame viene effettuato testando un orecchio per volta, all’interno di una cabina insonorizzata, per via aerea (cuffie) e per via ossea (vibratore mastoideo). Il fine è quello di evidenziare la soglia del soggetto in esame ed eventualmente poter distinguere problematiche a carico dell’orecchio esterno/medio da problematiche dell’orecchio interno. Il paziente è dotato di un pulsante per rispondere al minimo suono percepito. L’esame, si trascrive sull’audiogramma utilizzando simboli convenzionali e viene generalmente effettuato testando le frequenze dai 125 agli 8000 Hz per via aerea e dai 250 ai 4000 Hz per via ossea.

esame che permette di identificare, separatamente per entrambe le orecchie, la capacità di discriminazione delle parole. L’esame viene effettuato in cabina silente, sempre per via aerea ma all’occorrenza anche per via ossea; al paziente vengono inviate liste di 10 o 20 parole ad intensità crescente, generalmente dai 20 ai 100 dB, con l’obiettivo di individuare l’intensità alla quale viene percepito il 100% delle parole inviate. L’esame si completa nel momento in cui vengono individuate la soglia di detezione (riconoscimento 0% delle parole inviate), percezione (riconoscimento 50% delle parole inviate), intellezione (riconoscimento 100% delle parole inviate). Generalmente si utilizzano liste di parole bisillabiche foneticamente bilanciate.

esame eseguito collegando l’audiometro due altoparlanti. Si utilizza per valutare la resa di un’applicazione acustica, infatti l’assenza delle cuffie permette di valutare la capacità di discriminazione con e senza gli apparecchi acustici. L’esame può essere eseguito:

  • senza apparecchi acustici
  • apparecchio destro
  • apparecchio sinistro
  • applicazione binaurale
  • tutte le precedenti utilizzando rumore di fondo (es. cocktail party) per acquisire ulteriori dati importanti nella fase di rimediazione acustica

esame strumentale oggettivo che permette di valutare l’integrità e la funzionalità:

  • della membrana timpanica (timpanogramma)
  • della catena ossiculare (riflessi stapediali)
  • della tuba di eustachio (prove di funzionalità tubarica)

Timpanogramma

permette di registrare la variazione di pressione positiva e negativa a livello timpanico; l’esame si effettua inserendo nel condotto uditivo un tappino di gomma morbida a tenuta. Con un microfono sonda a 226 Hz viene inviata una pressione alternativamente positiva e negativa per valutare le cedevolezza timpanica (compliance); la risposta corretta evidenzia un grafico a campana su valori a cavallo dello 0 pressorio.

Riflessi stapediali

permette di valutare l’integrità della catena ossiculare (martello-incudine-staffa) situata all’interno della cassa del timpano; nella catena ossiculare due muscoli, uno alla radice del manico del martello (tensore del timpano) e l’altro sul capitello della staffa (stapedio) hanno il compito contraendosi di aumentare la rigidità del sistema timpano-ossiculare; infatti un suono di intensità elevata (almeno 70 dB sopra soglia) a frequenze tra i 500 ed i 4000 Hz innesca una contrazione bilaterale del muscolo stapedio. Sfruttando questo meccanismo si riesce a valutare frequenza per frequenza ipsi e controlateralmente l’integrità del sistema ossiculare.

Prove di funzionalità tubarica

permette di valutare la funzionalità della tuba di eustachio, piccolo dotto che collega la cavità del rinofaringe con l’orecchio medio. L’esame si può eseguire sia che la membrana timpanica sia integra sia perforata. Una alterata funzione tubarica comporta un maggior rischio di infiammazioni dell’orecchio medio. Tali alterazioni comportano da un lato una ridotta ventilazione dell’orecchio medio e dall’altro il venir meno della funzione protettiva con maggior rischio di reflusso di secrezioni infette dal rinofaringe all’orecchio medio.

Il MATRIX Sentence Test (potremmo tradurlo come “Test della matrice di frasi”), conosciuto anche come OLSA test (acronimo della prima versione in tedesco)

è un test di audiometria vocale adattiva in competizione,

sviluppato dalla HörTech gGmbh di Oldenburg.

La finalità di questo test è quella di valutare la comprensione verbale del paziente in condizioni di rumore, simulando condizioni di ascolto difficile molto frequenti nella vita quotidiana.

Al paziente viene chiesto di ripetere frasi composte da 5 parole presentate insieme ad un rumore di disturbo (chiamato più correttamente “di competizione”).

Il termine “adattiva” si riferisce al fatto che dopo ogni frase, in base alla risposta fornita , il software automaticamente rende la frase successiva “più facile” o “più difficile” da capire.

Il MST è utile sia in fase diagnostica che in fase riabilitativa in quanto facilita il monitoraggio dei progressi percettivo-uditivi dei soggetti portatori di apparecchi acustici ed impianto cocleare.

è da diversi anni l’esame di riferimento per l’esecuzione dello screening uditivo neonatale. 1-2 bambini ogni 1000 nati a termine (NIDO) e 2-4 ogni 100 nati nei reparti di terapia intensiva neonatale (NICU), nascono con un difetto uditivo molto difficile da identificare e quantificare senza l’ausilio di specifici esami. Le otoemissioni acustiche sono un test rapido ed indolore che si può eseguire già dalla seconda giornata di vita. Per eseguire l’esame bastano qualche decina di secondi di sonno o tranquillità del neonato; si inserisce nel condotto uditivo del neonato un piccolo e morbido sondino di gomma che permette di inviare una serie di piccoli stimoli che eccitano le cellule ciliate dell’orecchio interno, che producendo un suono di risposta confermano l’integrità delle strutture periferiche dell’orecchio.

l’esame ABR, acronimo anglosassone per Auditory Brainstem Response, è un test elettrofisiologico che valuta la funzionalità del nervo acustico in risposta a determinati stimoli uditivi. Gli ABR studiano il potenziale nervoso evocato da un suono (click) trasmesso attraverso una cuffia. Le risposte a forma di onda sono evocate, attraverso l’utilizzo di elettrodi di superficie tipicamente posizionati al vertice della testa (all’attaccatura dei capelli) e sulle mastoidi, dopo aver sgrassato la cute con un’apposita pasta. Viene valutata la morfologia le latenze ed i relativi intervalli-interpicco. I picchi a forma di onda registrati vengono denominati con numeri romani da I a VII ma i più importanti sono I, III e V. Questi picchi sono registrabili in una finestra di risposta da 0 a 10 millisecondi dopo la stimolazione con un tono ad alta intensità (90 dB HL).

l’esame eseguito con parametri e modalità differenti rispetto al test precedente. Questa variante viene utilizzata per rilevare la soglia uditiva nei neonati/bambini dai 2-3 mesi ai 3-4 anni. L’esame, non è doloroso o fastidioso. per una perfetta riuscita necessità di uno stato di sonno di 20-30 minuti circa. Nella quasi totalità dei casi riusciamo ad eseguire l’esame in uno stato di sonno spontaneo senza necessità di nessun tipo di sedazione. L’ABR permette di ottenere con precisione la soglia uditiva alle frequenze dai 2 ai 4 Khz. I potenziali evocati sono considerati l’esame oggettivo di riferimento per rilevare la soglia uditiva nei neonati/bambini. Questo esame viene sporadicamente utilizzato per rilevare la soglia uditiva in pazienti non collaboranti all’esame audiometrico o per motivi medico-legali.

test di valutazione di funzionalità delle cellule ciliate esterne; si inviano due toni puri legati fra loro da un rapporto di frequenza. I prodotti di distorsione sono suoni emessi dalla coclea in seguito ad una precisa stimolazione, mantenendo il rapporto frequenziale sopra menzionato. In questo modo siamo in grado di ottenere risposte frequenziali oggettive e mirate individuando alterazioni cellulari ancora poco visibili nel classico esame audiometrico.

test eseguito in cuffia attraverso l’audiometro; al paziente vengono inviati una serie di suoni di diverse frequenza con un’intensità gradualmente crescente fino a che il paziente non riferisce fastidio nei confronti del suono stesso. Facendo un confronto con la soglia audiometrica rilevata in precedenza è possibile quantificare il campo dinamico del paziente, indice fondamentale di un eventuale applicazione protesica; da queste risposte è possibile valutare quel fenomeno chiamato “iperacusia”, cioè una spiccata sensibilità nei confronti del rumore che comporta una riduzione del campo dinamico.

con questo test si valuta l’intensità di rumore bianco necessaria per coprire totalmente la percezione dell’acufene; per avere un termine di paragone viene naturalmente ricercata anche la soglia del rumore bianco (soprattutto nei casi di ipoacusia), cioè la minima intensità che il paziente riesce a percepire per quel tipo di suono. Dopo aver inviato il rumore bianco per un minuto si chiede al paziente di segnalare il momento in cui l’acufene viene nuovamente percepito.

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Data Iscrizione: 04/01/2019