E’ una terapia funzionale che permette di attenuare o risolvere problemi di instabilità o disequilibrio.
Per instabilità o disequilibrio si intende quella sensazione di equilibrio precario che:
- permane dopo una o più crisi di vertigine oggettive
- permane in seguito ad interventi chirurgici
- può instaurarsi in un deficit vestibolare progressivo
L’inizio delle tecniche di riabilitazione risalgono al 1940, quando un otorinolaringoiatra inglese (Cawthorne), osservò che i pazienti affetti da vertigine che effettuavano movimenti col capo miglioravano o guarivano più rapidamente di quelli che rimanevano immobili a letto. Nonostante tutto, queste tecniche hanno iniziato a essere prese in considerazione solo all’inizio degli anni ’80. Sottolineiamo che la riabilitazione vestibolare è una metodica non invasiva, ha scarsi o nulli effetti collaterali, non interferisce con terapie farmacologiche concomitanti (in alcuni casi potrebbe essere ridotta la sua efficacia se i farmaci agiscono sul Sistema Nervoso Centrale), può essere utilizzata a tutte le età.
I candidati alla riabilitazione vestibolare sono tutti quei pazienti affetti da uno stato di disequilibrio cronico conseguenza di labirintopatie periferiche mono o bilaterali, pazienti affetti da vertigini parossistiche posizionali atipiche o resistenti alle manovre liberatorie, pazienti sottoposti ad interventi chirurgici in campo otologico o otoneurochirurgico. La riabilitazione vestibolare usa strategie adattative, sostitutive o di abitudine. Generalmente si utilizzano tecniche di riabilitazione sia strumentali che non strumentali che riguardano l’oculomotricità, il controllo posturale e la marcia.
La presenza di un rieducatore è necessaria per garantire buona riuscita del trattamento, la sua esperienza permette la scelta del giusto protocollo, guida e supporta il paziente, verifica la buona esecuzione degli esercizi.

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